CER: scopri la forma societaria più adatta alle Comunità Energetiche Rinnovabili
Le CER (Comunità Energetiche Rinnovabili) rappresentano oggi uno dei modelli più innovativi per coniugare sostenibilità, risparmio e coinvolgimento del territorio.
Ma una delle domande più frequenti che imprenditori e professionisti si pongono riguarda il “vestito societario” più adatto per costituirne una.
In Italia la normativa (D.Lgs. 199/2021, art. 31) stabilisce che una CER debba essere un soggetto giuridico di diritto privato, privo di scopo di lucro e con finalità di beneficio ambientale, sociale ed economico. Questo apre la strada a più possibilità di scelta, ciascuna con vantaggi e criticità, ma non tutte le forme giuridiche risultano compatibili con la normativa.
CER e scelta del vestito societario: associazione, cooperativa o fondazione?
Le forme classiche come Srl o Spa non sono compatibili.
Le forme più utilizzate sono:
- Associazione riconosciuta o non riconosciuta: adatta a piccole iniziative, con costi ridotti di costituzione e gestione. Permette un’adesione aperta e volontaria, ma può risultare meno adatta a progetti di dimensioni medio-grandi.
- Società cooperativa: è il modello più diffuso e flessibile. Garantisce partecipazione democratica, capitale variabile e possibilità di accedere a particolari agevolazioni fiscali, soprattutto se qualificata come impresa sociale. In questo caso, infatti, si applica la detassazione degli utili (art. 18, D.Lgs. 112/2017).
- Fondazione di partecipazione: meno comune, ma utile quando occorre gestire patrimoni significativi, con una struttura partecipativa che consente alla comunità di incidere sulle scelte.
Ma quale conviene davvero?
La risposta non è unica: dipende dalle dimensioni del progetto, dal numero di soggetti coinvolti e dalla strategia di lungo periodo. In altre parole, non esiste una soluzione “taglia unica”: scegliere la forma sbagliata può significare perdere agevolazioni o complicare la gestione futura della comunità.
Adempimenti: cosa sapere (e cosa non tutti dicono)
Costituire una CER non è solo una questione di impianti fotovoltaici o di energia condivisa: ci sono anche adempimenti societari e fiscali da rispettare.
Alcuni sono noti:
- l’iscrizione al Registro delle Imprese tramite Camera di Commercio
- la necessità di avere uno statuto conforme alla normativa
- la dichiarazione di inizio attività.
Ma non è tutto qui. Ci sono altri passaggi meno immediati che, se trascurati, possono bloccare l’accesso a incentivi e agevolazioni. E sono proprio questi dettagli a fare la differenza tra una comunità che funziona e una che rimane solo sulla carta.
CER e agevolazioni: gli incentivi a disposizione
Il D.M. 414/2023 ha introdotto strumenti concreti per rendere le CER ancora più interessanti:
- Contributo a fondo perduto fino al 40% dei costi ammissibili per impianti nei comuni sotto i 50.000 abitanti
- Tariffa incentivante per l’energia condivisa, valida su tutto il territorio nazionale per 20 anni.
Queste agevolazioni sono cumulabili nel rispetto delle regole UE e rendono fondamentale la scelta di un modello giuridico e organizzativo che non faccia perdere i benefici.
Conclusioni: la tua CER tra dubbi e opportunità
Le CER rappresentano una grande occasione per chi vuole innovare, risparmiare e creare valore per la comunità.
Costituire una CER non significa solo creare un impianto per produrre energia pulita, ma richiede di scegliere con attenzione il giusto vestito societario, rispettare gli adempimenti normativi e sfruttare al meglio le agevolazioni disponibili.
Ma attenzione: senza il giusto vestito societario e senza rispettare tutti gli adempimenti, il rischio è di non riuscire a cogliere queste opportunità.
Ecco perché la consulenza di un Dottore Commercialista ad Avezzano, Roma e Pescara come me può fare la differenza: ti aiuto a valutare quale forma scegliere, quali passaggi rispettare e come sfruttare al meglio le agevolazioni disponibili.


